Il protagonista assoluto della serata e non ce ne è stato per nessuno, è stato lui, il professore Roberto Vecchioni, 81 anni, come egli stesso ha dichiarato alla fine della manifestazione, ed è andata bene così. Ha chiuso con una relazione sul tema: “L’importanza del linguaggio”, la X edizione del Festival Filosofico del Sannio organizzato dall’Associazione “Stregati da Sophia” presieduta da Carmela D’Aronzo (nella foto di apertura è con Roberto Vecchioni). Vecchioni è andato avanti per oltre un’ora e mezza senza mai fermarsi e senza interlocutori tranne che la platea, numerosissima, formata dai giovani di tanti Istituti superiori, in una forma ideale di interlocuzione. Involontariamente, è saltato tutto il programma organizzato da D’Aronzo perché l’illustre ospite, come è arrivato, ha detto che aveva il tempo contingentato e che aveva necessità di rientrare in aereo a Milano. E così, nemmeno il tempo di presentarlo al pubblico, che è cominciata la lectio magistralis. Sono saltati tutti i previsti saluti cosiddetti istituzionali e questo, per come la pensiamo noi, non è stato un male, ma c’è stata anche la brutta rappresentazione di un teatro oramai vuoto allorquando si è proceduto alla consegna degli attestati di merito ai vincitori del Concorso “Io filosofo”, con l’attribuzione delle borse di studio, per non parlare della prevista esibizione del Conservatorio Statale di Musica sul tema “Linguaggio della musica”. Roberto Vecchioni ha esordito con una canzone su una parola che è un mistero profondo (nella prima foto in basso). Non si sa ancora oggi, ha detto il professore, come si sia arrivati da un grugnito ad un fono che è una parola, appunto. Prima di William Shakespeare, le parole conosciute erano solo 600 poi esse sono passate d’un colpo a 6.000 I primissimi suoni che impariamo a conoscere sono A ed M. Il primo per dire, dammi qualcosa, il secondo per dire mamma. Nessun neonato o piccolo uomo si sognerebbe mai di pronunciare la parola, poniamo, testosterone, ha proseguito Vecchione restando in piedi con il microfono in mano a parlare per tutta la lezione. Le gestione poi cresce da un concatenarsi di cose che ci ha convinti a creare un sistema per capirci tra di noi. Questa è, semplificata, la corsa meravigliosa della parola. E così dai suoni iniziali nascono le radici da cui si diramano tutte le sfumature. Dalle medesime radici crescono poi le sensazioni e bisogna dire che esse non sono solitarie né sono monete da spendere e neanche una convenzione. Forse, ha proclamato solennemente Vecchioni, la parola è l’unica vera invenzione dell’uomo. Chi ha la parola è libero. Non lo dimentichiamo mai. Esse servono anche a controbattere a chi non le ha questa parole e che sarà sempre un po’ schiavo di qualcuno. Oggi ai ragazzi il mondo non dà niente, ha proseguito il professore. Siamo partiti con fiducia e speranza ma esse sono andate avanti nell’ideale imbuto dell’esistenza stringendosi sempre di più ed a voi giovani è quindi arrivata la stanchezza della speranza. E qui Vecchioni ha trattato l’attualità che stiamo vivendo in queste settimane, in questi ultimi mesi. State pure in gruppo, ha detto rivolto ai giovani che non gli hanno lesinato applausi, ed anche in corteo. Ogni contestazione è sacrosanta ma a condizione che essa sia fatta senza violenza e violenza è anche non far parlare e far rimanere in silenzio l’interlocutore. La democrazia è data dal consenso del dissenso. Poi il professore ha dimostrato come la parola, quando male usata o interpretata, può sconvolgere anhe il senso di un discorso e per farlo si è rivolto alla religione ed alla preghiera forse più amata e diffusam tra i credenti, il Padre Nostro, parlando della frase finale che dice, prima della correzione, e non ci indurre in tentazione… Ma vi pare, ha detto scherzosamente, che Dio non ha null’altro da fare al mattino che decidere di indurre qualcuno in tentazione? E’ stato un errore di traduzione dal greco prima e dal latino poi. Il traduttore doveva essere un ubricaco ed ha sbagliato le parole e quindi il pensiero da esprimere. Poi Vecchioni si è rivolto alle famiglie, ai genitori. Prima ancora della scuola sono essi che devono intervenire e non insegnare ai propri figli, alle femmine il gioco con le bambole ed ai maschi quello con i soldatini. I figli devono poter fare quello che vogliono perché sono uguali, ovviamente nella diversità, ma devono essere i genitori a dirlo e devono avere la dovuta acutezza per potersi esprimere. Ai figli maschi non si deve insegnare a difendersi perché hanno i coglioni e l’obbligo quindi di farlo. Certamente sono diversi dalle femmine e ci mancherebbe, ma sono insieme come elementi della vita. Amore, libertà e giustizia devono essere eguali per tutti. Questo va insegnato ai figli e non a fottere gli altri, ha proseguito Vecchioni andando a completare la sua lunga relazione. Vedete quanto sono importanti le parole… A questo punto ultimato il suo intervento Vecchioni stava quasi per lasciare il palco quando è stato “travolto” dalle richieste dei suoi tanti ammiratori che hanno voluto raccogliere su uno dei suoi libri in vedita nel foyer il suo autografo. Niente dediche specifiche, solo firme, ha detto D’Aronzo e nemmeno selfie per cercare di accontentare un po’ tutti, cosa questa che non è avvenuta. La lunga fila (nella undicesima e dodicesima foto in basso) che si era creata non è stata esaurita e non tutti, ma buona parte sì, sono tornati a casa con il libro autografato. Qualche giovane audace lo ha atteso all’esterno e nonostante la “stretta protezione” è riuscito a farsi autografare un lp. Roberto Vecchioni è un cantautore, paroliere, scrittore, poeta ed è stato anche docente di latino e greco, docente di Forme di Poesia in musica all’Università di Pavia, ed è membro della Giuria dei Letterati del Premio Campiello. Questi i premiati (nelle foto tredicesima e quattrordicesima in basso). Pari merito al primo posto Premio in ricordo del prof. Diodoro Cocca Emanuela Di Lorenzo della IV/DL del Liceo “ Guacci “ di Benevento Borsa di studio 300 euro. Ha premiato Anna Mazzeo, moglie di Diodoro Cocca Ludovica Amore della IV/C – Istituto Superiore Telesia di Telese, borsa di studio di 300 euro Giovanna Corda – della III F del Liceo Classico “Giannone” borsa di studio di 300 euro Kiara Elisabetta Rungi della IV Lc- “De’ Liguori” Sant’Agata de’ Goti una borsa di studio 300 euro Mariangela Bovino – della I F – Liceo Classico “Giannone” borsa di studio di 300 euro Carmen Cataudo – della V B Su del Liceo “Guacci” borsa di studio di 300 euro 2° classificato Vittorio Caiola della IV G – Liceo Scientifico “Rummo” borsa di studio di 200 euro 3° classificata Anna Barricella – della II G – Liceo Classico “Giannone” borsa di studio di 100 euro. Questi infine i nomi dei ragazzi e delle ragazze, i cui temi sono risultati significativi, che riceveranno in dono dei libri, offerti dall’Associazione culturale filosofica “Stregati da Sophia” Camilla Pulcino della III – C1 dell’Istituto superiore Telesia – Telese Aurora De Corso della V B – “Liceo Guacci” Carmen Nista della III D – Liceo Classico “Giannone” Gennaro Di Natale della IV G – Liceo Scientifico “Rummo” Carmine Suppa della IV L C – “De’ Liguori” Sant’Agata de’ Goti Aurora Ferrara della V A – Istituto Onnicomprensivo “De Sanctis” Cervinara Concetta Cecere della V M – Santa Maria Capua Vetere Ilaria Rosaria Parrella della III F – Liceo Classico “Giannone”. |
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